venerdì 10 marzo 2017

Dalla toscana alla Romagna giro italia 2017

Terza tappa di montagna per la corsa rosa n° 100 che, dopo gli arrivi in salita all’Etna e al Blockhaus, proporrà ora una vera e propria cavalcata appenninica tra le terre di Bartali e quelle di Pantani, tra le alti valli dell’Arno e del Tevere: 161 Km e sei salite, nessuna di queste è cattiva ma un paio di tratti pepati ci sono, le occasioni per rifiatare mancano e, se qualcuno non avrà ancora smaltita la fatica della cronometro di Montefalco, se ne potrebbero vedere delle belle.


È racchiusa tra due possenti parentesi quadre l’ultima frazione appennica del Giro 2017. Da una parte ci sarà l’intramontabile Gino Bartali, con la partenza da Firenze che vedrà il gruppo, dopo aver mollato gli ormeggi nel cuore del capolugo toscano, transitare nella frazione di Ponte a Ema, dove nacque il tre volte vincitore del Giro (1936, 1937, 1946) e dove si troverà il “chilometro 0” di questra frazione nei pressi del museo dedicato al grande campione, inaugurato nel 2006. Dall’altro lato aspetterà idealmente l’arrivo dei “girini” l’indimenticato Marco Pantani, poiché si arriverà a Bagno di Romagna, località termale situata quasi al culmine della valle della quale è originaria la famiglia del “Pirata”, passando dal Valico di Montecoronaro, facilissimo nelle pendenze ma tanto caro ai tifosi dello scalatore di Cesenatico poiché lassù il 5 luglio del 1987 colse da juniores una delle sue prime vittorie in salita, quando il futuro vincitore del Giro del 1998 era ancora minorenne, appena 17 anni, ma forse già maggiorenne agonisticamente. Tra queste due parentesi si snoderà un tracciato di 161 Km che ufficialmente è stato classificato di media difficoltà ma che, in realtà, potrebbe dare la stura a una corsa con effetti a sorpresa, a causa della mancanza di tratti per rifiatare tra un colle e l’altro e della vicinanza con la tappa a cronometro, disputata appena 24 ore prima e che, dunque, potrebbe non essere stato ancora del tutto “smaltita” da qualche corridore. In tal caso potrebbero vedersene davvero delle belle in una tappa che assomma in tutto oltre 50 Km di salita e, anche se nessuna delle sei ascese previste presentano pendenze che mandano particolarmente in sollucchero gli scalatori, al momento d’affrontare quella del Monte Fumaiolo, che si trova a 25 Km dalla conclusione e ha il “veleno nella coda” in prossimità dello scollinamento, qualche uomo di punta potrebbe trovarsi a pagar dazio, lasciando sulla strada minuti preziosi.
Solamente i primi 15 Km avranno la consistenza velluta della pianura, quella che s’incontrerà uscendo da Firenze e pedalando sulle strade del Valdarno verso Pontassieve, popoloso centro che deriva il nome dal ponte costruito sul fiume Sieve in epoca medicea. È qui che i corridori prenderanno per la prima volta l’ascensore, salendo per 946 “piani”, tanti sono i metri di dislivelli che si dovranno superare per arrivare in poco più di 15 Km, inclinati al 6,1%, al Passo della Consuma, porta d’accesso al Casentino immersa nelle foreste nelle quali si cela come una perla la millenaria abbazia di Vallombrosa. Nel corso della successiva discesa si planerà in direzione della Piana di Campaldino – teatro di una storica battaglia che l’11 giugno 1289 contrappose guelfi e ghibellini e alla quale prese parte Dante Alighieri – per poi deviarsi su di un versante secondario che va a sfiorare il medioevale Castello di Romena, tra i cui resti nel 1901 visse accampato in una tenda Gabriele d’Annunzio, che trasse ispirazione dall’affascinante luogo per scrivervi molte delle poesie che andranno a comporre la raccolta nota come “Alcyone”. Terminata la discesa si ritroverà il corso dell’Arno alle porte di Stia, località che dagli anni ’70 ospita nel mese di settembre la Biennale europea dell’arte fabbrile e che si stringe attorno alla centrale piazza dedicata a Bernardo Tanucci, uomo politico che fu segretario di stato dei Regni di Napoli e di Sicilia dal 1755 al 1776 e che era nativo di questo centro: in epoca recente questa bella piazza ha avuto il suo momento di gloria nel 1996, quando Leonardo Pieraccioni la scelse per girarvi diverse scene de “Il ciclone”, film che risultò campione d’incassi per quella stagione cinematografica incassando oltre 75 milardi di lire. È giunto il momento di tornare a puntare verso l’alto, risalendo le pendici sudorientali del Monte Falterona, sul quale si trovano le sorgenti dell’Arno e il Passo della Calla, prossima meta dei “girini” che raggiungeranno percorrendo una strada tracciata una novantina di anni fa in sostituzione delle impervie mulattiere d’un tempo, conosciute come “vie dei legni” perché principalmente utilizzate per portare a valle i pregiati legnami di queste foreste, destinati a raggiungere Firenze fluitando sull’Arno. Allo scollinamento – dopo 15,3 Km al 5,5% – si darà l’arrivederci alla Toscana, che sarà attraversata per l’ultima volta anche nella tappa successiva, e si entrerà in territorio romagnolo, teatro degli ultimi 100 Km di gara, all’inizio dei quali si attraverserà, nel corso della discesa dalla Calla, il piccolo centro di Campigna, posto nel cuore dell’omonima foresta oggi parco nazionale che fino all’Unità d’Italia appartenne all’Opera del Duomo di Firenze e che fu anche tenuta di caccia del granduca di Toscana Leopoldo II. Tra tanto verde c’è spazio anche per l’azzurro, anche se la natura qui è stata “manovrata” dall’uomo che negli anni ’70 ha realizzato il lago e la diga di Ridracoli, progettati per approvvigionare di “materia prima” il nascente Acquedotto della Romagna, inaugurato nel 1988. Dopo Campiglia il percorso vedrà i corridori sfrecciare per le strade di un altro piccolo centro il cui nome è scritto sui libri di storia perchè Corniolo fu dal mese di dicembre del 1943 al 3 marzo dell’anno successivo la “capitale” della Libera Repubblica del Corniolo, la prima e più longeva repubblica partigiana d’Italia, fondata da Libero Riccardi, nome di battaglia dell’antifascista Riccardo Fedel.
Giunti a Santa Sofia, poco dopo la metà del cammino odierno si andrà incontro alla più breve tra le quattro salite principali previste dal tracciato, la Sella di Raggio, 7200 metri al 6,4% con un muro di 1000 metri al 12,9% in prossimità del GPM, posto poco prima del bivio per Spinello, piccola frazione presso la quale si trova il centro sportivo Sportilia, realizzato in previsione dei mondiali di calcio di Italia ’90 e in seguito sede in più occasioni dei ritiri della nazionale. Dopo un breve tratto in quota, si affronterà la più ripida discesa di giornata, che in 4,2 Km al 7,5% condurrà dal Colle del Carnaio – sul quale un piccolo tempietto ricorda i 27 civili sterminati dai nazifascisti il 25 luglio del 1944 – a San Piero in Bagno, la più popolosa frazione del comune di Bagno di Romagna. Quattro chilometri più avanti ci sarà il primo passaggio dal traguardo, nel cuore di una stazione termale che era nota sin dai tempi dei Romani, quando si chiamava semplicemente Balneum e ancora non era impreziosita dalla rinascimentale basilica di Santa Maria Assunta che fa bello sfoggio di sé nella centralissima Piazza Ricasoli. Toccherà ora al citato Valico di Montecoronaro, uno dei più bassi e agevoli dell’intera catena appennica, per questo motivo sin dall’antichità frequentato luogo di passaggio, una “missione” che continua al giorno d’oggi poiché, parallelamente alla vecchia statale – che raggiunge il passo in una dozzina di chilometri al 2,9% di pendenza media – scorre la moderna superstrada Tiberina che nel tratto che supera le montagne è anche classificata come “strada europea”. Giunti in cima si percorreranno i primi 1300 metri della discesa che riporterebbe la corsa in Toscana per poi riprendere la salita deviando in direzione della località di villeggiatura di Balze, passata la quale inizieranno i tratti più esigenti della salita del Monte Fumaiolo, localmente nota come “Vene del Tevere” perché lassù, a 1268 metri di quota, ha le sue sorgenti il fiume di Roma, a 405 Km dalla sua foce nel Mar Tirreno. Per i tifosi di Pantani anche questa salita è una sorta di “totem” perché, pur non essendo finora mai stata teatro di gesta professionistiche, in vista dei grandi appuntamenti stagionali Marco la inseriva nei suoi giri di allenamento più “nutrienti”, spesso abbinandola al non lontano e tremendo Monte Carpegna: il luogo della memoria è poco dopo lo scollinamento, dove una semplice targa collocata su una roccia calcarea rammenta che “molte volte ti abbiamo visto allenarti su queste montagne e rinfrescarti a queste fontane. Vogliamo ricordarti così. MAGICO PANTANI”. I partecipanti al 100° Giro d’Italia vi transiteranno accanto all’inizio della lunghissima discesa d’oltre venti chilometri che ricondurrà a Bagno di Romagna passando per il Passo dell’Incisa, un’altra salita, l’ultima di questa frazione. Nulla di che, è solo un balzello breve e senza troppe pretese, dalla punta arrotondata: ma è risaputo che le forbici “incidono”, appuntite o smussate che siano, e possono sempre far molto male!

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella Borselli (738 metri). Coincide con l’omonima località, situata lungo l’ex strada statale 70 “della Consuma”, salendo da Pontassieve al Passo della Consuma.

Passo della Consuma (1060 metri). Valicato dall’ex SS 70 “della Consuma”, mette in comunicazione il Valdarno superiore (Pontassieve, provincia di Firenze) con il Casentino (Poppi, provincia di Arezzo) Dall’istituzione dei GPM (1933) la corsa rosa vi è salita otto volte, la prima nel 1934, l’ultima nel 2000: i conquistatori di questa vetta sono stati Francesco Camusso nel 1934, Primo Volpi nel 1940, Armando Pellegrini nel 1959, l’elvetico Ueli Sutter nel 1978, il belga Lucien Van Impe nel 1983, Marco Della Vedova nel 1996, il colombiano José Jaime “Chepe” González nel 2000 e Stefano Pirazzi nel 2013. 

Passo La Calla (1296 metri). Chiamato anche “Passo della Calla”, è valicato dall’ex SS 310 “del Bidente” tra Stia (Toscana) e Santa Sofia (Emilia-Romagna). Quotato 1295 metri sulle cartine del Giro 2017, è il più elevato valico stradale dell’Appennino Tosco-Romagnolo e non è mai stato affrontato in una corsa ciclistica.

Sella di Raggio (753 metri). Non riportata sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (edito da Ediciclo), è valicata dalla SP 77 “Spinello” che collega Santa Sofia a Spinello. 

Colle del Carnaio (776 metri). Valicato dalla SP26 “Carnaio” che mette in comunicazione Santa Sofia con Bagno di Romagna, parallela alla provinciale della Sella di Raggio. Prende il nome da un vicino poggio e fu affrontato – dal ripido versante quest’anno percorso in discesa – nel finale della tappa Poggibonsi – Monte Trebbio del Giro del 1978, vinta da Giancarlo Bellini dopo che sul Carnaio era transitato in testa Claudio Bortolotto.

Sella di Verghereto (812 metri). Valicata dalla SP 137 “Tiberina” che sale da Bagno di Romagna, al Valico di Montecoronaro, coincide con l’omonima località. Quotata 810 metri sulle cartine del Giro 2017.

Valico di Montecoronaro (853 metri). È il punto più elevato dell’ex SS 3bis “Tiberina” (oggi SP 137), valicato tra Verghereto (Emilia-Romagna) e Pieve Santo Stefano (Toscana.)

Valico del Monte Fumaiolo (1348 metri). Valicato dalla SP 43 tra Balze e Alfero, è quotato 1347 sulle cartine del Giro 2017. Salita inedita

Passo dell’Incisa (822 metri). Valicato dalla SP 43 tra Alfero e Acquapartita, è quotato 811 sulle cartine del Giro 2017. Salita inedita

Sella di Acquapartita (747 metri). Non riportata sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (edito da Ediciclo), coincide con l’omonima località ed è valicata dalla SP 43 nel corso della discesa che dal Passo dell’Incisa porta a Bagno di Romagna. Quotata 752 sulle cartine del Giro 2017. 

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